Il 15 giugno del 2017 lanciammo dalle colonne del Messaggero una proposta destinata a cambiare il rapporto tra l'Abruzzo, gli insediamenti industriali esistenti e i nuovi possibili investitori. Perché, scrivemmo allora, la Regione non chiede al Governo di fare dell'Abruzzo una Zes in ragione delle tante crisi industriali che stanno interessando da anni tutte le province (Valle Peligna, Val Vibrata, Val Pescara), oltre ai noti fatti legati al sisma?
Quella idea, nata sulla scorta degli studi condotti con i ricercatori del Think Tank Competere per analizzare l'impatto economico e sociale sui territori delle Zes in Europa e nel mondo, muoveva da una premessa fondamentale: la forte industrializzazione dell'Abruzzo. Nessuna regione italiana, infatti, poteva e può ancora vantare una presenza industriale così capillare, nella quale si concentrano dei cluster eterogenei (automotive, farmaceutico, tessile, agroalimentare, turismo), ed un sistema dell'intermodalità maturo che però necessitava (e necessita) di essere completato (si pensi alla terza corsia autostradale e ai porti) e messo a sistema.
In quella occasione dicemmo anche che con la Zes l'Abruzzo avrebbe potuto superare ataviche contraddizioni, mettendo a fattor comune le risorse industriali della costa e delle aree interne, provando a disegnare insieme con il contributo fondamentale dell'alta formazione e delle scuole di specializzazione una sorta di Smart Valley unica nel suo genere, dove ricerca, sviluppo, investimenti sulla tecnologia e sul capitale umano, avrebbero potuto e dovuto assegnare a questa regione un ruolo di primo piano nel rinnovamento del sistema industriale europeo.
L'approvazione da parte della Regione Abruzzo del nuovo Piano di sviluppo strategico che era stato osservato dal Governo, chiude di fatto due lunghi anni di elaborazione del progetto della Zes. Come ha affermato l'assessore regionale allo Sviluppo economico, Mauro Febbo, nella nota a commento, «la forza di attrattività che può esprimere la Zes non è solo in termini di agevolazioni economiche». Sarebbe riduttivo, infatti, ricondurre la Zes solo al credito di imposta o ad altre agevolazioni. La Zes funziona se industria e logistica dialogano in modo virtuoso, e ancora una volta quindi la Regione ha voluto ribadire il valore specifico per l'Abruzzo dell'industria. Adesso si apre la fase due dell'attuazione della Zes, nella quale la Regione oltre ad alcune correzioni sulla perimetrazione per rimediare a scelte discutibili della precedente Giunta (devono essere ampliate ad esempio le aree retroportuali di Vasto, tema sul quale ieri è intervenuto all'assemblea di Confindustria Chieti-Pescara anche il presidente Silvano Pagliuca), dovrà impostare la strategia, individuando funzioni e ruoli della Cabina di Regia e del Comitato tecnico, gli organismi della Zes.
Se il confronto strategico con gli stakeholders sarà costruito sui dati concreti dell'economia e sulle reali prospettive di sviluppo dei settori e dei territori, la Zes aiuterà l'Abruzzo a rilanciare le sue ambizioni, dopo che dal 2014 la Regione ha dovuto fronteggiare 109 crisi industriali.
(*) Presidente Osservatorio Infrastrutture Confassociazioni