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Data: 14/07/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il rilancio leghista: subito la Flat tax o pronti a rompere. Il vicepremier è deciso a sfruttare l’incontro di domani con le parti sociali

ROMA Il Viminale tra poche ore si trasformerà, malgrado il disappunto di Giuseppe Conte, nella sede del governo. Matteo Salvini, uno e trino, nelle vesti di vicepremier, ministro dell'Interno e di capo della Lega, riceverà domani le parti sociali. Ufficialmente per «una giornata di ascolto, confronto e proposta sulla crescita del Paese». In realtà per cominciare a scrivere la manovra economica d'autunno e blindare la flat tax: conditio sine qua non per non staccare la spina all'esecutivo giallo-verde, come invece invocano ministri, sottosegretari e governatori della Lega.
L'incontro è fissato da tempo. Però dopo l'esplosione del Russia-gate il tavolo con le parti sociali è diventato per Salvini un'occasione ghiotta. Un «tema nobile e popolare», come afferma una fonte leghista, che il leader del Carroccio è deciso a cavalcare e di caricare di enfasi per uscire dall'angolo in cui l'hanno sbattuto le rivelazioni di BuzzFeed sul presunto tentativo della Lega di ottenere fondi da Mosca: «Io mi occupo di fatti, di cose serie che interessano agli italiani, non di favole», ha detto ai suoi il vicepremier. E ha aggiunto: «Starò al governo solo e soltanto se posso fare qualcosa che ai cittadini. E il taglio delle tasse serve, eccome».
A maggior ragione Salvini se ne infischia delle rimostranze di Conte che, quando ha saputo della convocazione di imprenditori e sindacati al Viminale, ha denunciato la «sgrammaticatura istituzionale» dell'iniziativa del leader leghista: «I conti pubblici sono una cosa seria, non si fa propaganda. La legge di bilancio si discute a palazzo Chigi, non al ministero dell'Interno».
Salvini invece ne discuterà, eccome. Tanto più adesso che, come sibilano i 5Stelle, «deve assolutamente deviare l'attenzione dell'opinione pubblica dallo scandalo moscovita». E lo farà cavalcando la flat tax: la misura più popolare nel suo programma, in barba alle rassicurazioni di Conte del ministro dell'Economia Giovanni Tria a Bruxelles su una manovra 2020 «prudente e in linea con i vincoli di bilancio».
Da ciò che filtra dall'entourage di Salvini, l'ultima bozza sulla tassa piatta prevede una pressione fiscale al 15% per i redditi familiari fino a 50-55mila euro. E allo stesso tempo l'accorpamento degli attuali scaglioni Irpef (38% da 28mila a 55mila euro, 41% tra 55mila e 75mila euro e 43% per gli stipendi più alti), puntando ad applicare a tutti i redditi sopra i 55mila euro l'aliquota del 38%.
VERSO IL MIX CON IL CUNEO
Attento alle richieste degli imprenditori e dei sindacati, su consiglio del viceministro all'Economia Massimo Garavaglia e del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, Salvini è pronto inoltre a sostenere la proposta dei 5Stelle di un taglio al cuneo fiscale: «Si può fare un mix tra flat tax e cuneo», ha detto nei giorni scorsi il leader leghista, decisamente a suo agio nel ruolo di premier ombra. Ogni punto di cuneo in meno costerebbe però 2 miliardi alle casse dello Stato. Non è dunque un caso che nessuno riveli di quanti punti intenda tagliare la Lega il peso fiscale sul lavoro dipendente.
Altra voce di spesa della manovra 2020 che ha in mente Salvini sarà dedicata alla famiglia. Il piano non è ancora definito, ma il Carroccio pensa a un assegno unico «tra 100 e 300 euro per ogni figlio tra fino a 26 anni». Con un problema: secondo il viceministro grillino all'Economia, Laura Castelli, questo intervento costerebbe tra 15 e i 54 miliardi. Troppi.
A livello normativo, la Lega studia poi la rivisitazione del decreto dignità, con un ammorbidimento della causali (sollecitato dagli imprenditori) e l'introduzione del salario minimo invocato da Di Maio. Ma a una quota nettamente più bassa di quella (9 euro l'ora) indicata dal capo politico dei 5Stelle, per evitare di mettere in ginocchio le imprese.
CACCIA ALLE RISORSE
Stabilito poi che «nel 2020 non ci sarà alcun aumento dell'Iva» e che dunque vanno trovati i 23 miliardi necessari per sterilizzarlo, Salvini è intenzionato di rastrellare risorse attraverso la pace fiscale 2 che conterrebbe non solo una nuova rottamazione delle cartelle fiscali o un saldo e stralcio bis, ma anche norme per ridurre il contenzioso tributario. Qualcosa che secondo i grillini, già saliti sulle barricate, assomiglierebbe ai vecchi condoni tombali. In casa leghista è allo studio inoltre una procedura per far emergere i contanti nelle cassette di sicurezza con una tassazione del 50%. «Potremmo ricavare 21 miliardi in cinque anni», stima il sottosegretario Massimo Bitonci.
Meno controverse le altre misure studiate per fare cassa. La prima è la solita spending review. La seconda è la trasformazione del bonus renziano di 80 euro in un taglio fiscale, con un conseguente miglioramento dei saldi. La terza è la rimodulazione delle detrazioni e delle deduzioni fiscali considerate inefficaci o inutili: tra le ipotesi allo studio c'è il taglio degli sconti fiscali per i redditi più alti, salvaguardando comunque le detrazioni per le ristrutturazioni edilizie o per la riqualificazione energetica degli edifici e quella per i mutui prima casa. Obiettivo di quest'ultimo intervento: risparmiare 4-5 miliardi.

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