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Data: 24/07/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Conte dice sì alla Tav Rivolta M5S, Di Maio: decidano le Camere.Passaggio in aula mossa per evitare il big bang L'ira di Grillo: «Questo è l'ultimo tradimento»

ROMA «Bloccare la Tav costerebbe più che completarla». In una breve diretta, studiata a lungo e diffusa solo in serata, il premier Giuseppe Conte impone quella che, nel M5S, è una sorta di rivoluzione copernicana: il sì alla odiata ferrovia Torino-Lione. Venerdì, annuncia il premier, l'Italia dirà sì ai fondi europei per un progetto che il governo non può fermare per un motivo semplice, scandito da Conte: un'alternativa al Tav non c'è e fermare la Torino-Lione non farebbe gli «interesse nazionali» perché costerebbe di più agli italiani. È un fulmine a ciel sereno, quello che Conte lancia sull'universo M5S. Un fulmine che innesca l'ira dei tanti che hanno aderito al Movimento proprio per la sua battaglia dei No Tav. Un fulmine che rischia di far traballare seriamente anche il titolare del Mit Danilo Toninelli. Al Mit, dopo le parole di Conte, si ribadisce che Toninelli resta fortemente contrario all'opera ma, allo stesso tempo, trapela soddisfazione per l'attestazione fatta da Conte pubblicamente al lavoro del ministro sui fondi Ue. Lavoro, si sottolinea, che permetterà un risparmio di 3 miliardi di euro per l'Italia, pronti per essere spesi in altri opere.
PREMIER PIÙ AUTONOMO
Con l'uscita sul Tav il premier, assumendosene pienamente la responsabilità e allargando l'autonomia del suo ruolo dall'alleanza giallo-verde, elimina una delle mine sul cammino del governo. Un esempio? oggi, al question time che vedrà proprio Conte in Aula alla Camera, la Lega aveva pronta un'interrogazione sulla Tav.
Conte, di fatto, toglie dal campo uno degli incidenti più probabili che Matteo Salvini avrebbe potuto cavalcare per scaricare sull'alleato la responsabilità della crisi. Non è, quella del premier, una posizione di principio: Conte ribadisce di non aver cambiato idea rispetto alla conferenza stampa del 7 marzo in cui spiegò che lui quell'opera non l'avrebbe mai fatta. «Ma non è stato questo governo a dire sì al progetto», ricorda Conte. E ora, con l'aumento dei fondi Ue fino al 55% «l'impatto finanziario per l'Italia è destinato a cambiare. E i costi potrebbero ulteriormente ridursi in seguito all'interlocuzione con la Francia sulle nuove quote di finanziamento della tratta transfrontaliera».
Non solo. Bloccare la Tav per fare un progetto alternativo significherebbe farlo da soli. «Con Macron ho insisito a lungo sul piano B ma la Francia è contraria», sottolinea Conte. E il premier dà solo una chance, sconfitta in partenza visti i numeri in Aula, ai No Tav: «solo il Parlamento con una scelta unilaterale potrebbe decidere di non farla».
Salvini gioisce ma neppure questa volta risparmia una frecciata. «La Tav si fa, come giusto e come chiesto dalla Lega. Peccato per il tempo perso», sottolinea il leader leghista.
Il fronte grillino, invece, ribolle. Il vicepremier Di Maio se la cava con una dichiarazione anodina: «Rispetto il capo del governo ma resto contrario alla Tav». I pentastellati piemontesi però già stanno salendo sulle barricate e fanno sapere che il Si alla Tav è del governo ma non del M5S mentre il ministro Toninelli pala di «regalo a Macron».
Sul fronte dell'opposizione mentre da Forza Italia arrivano parole di dileggio verso i pentastellati il Pd per bocca di Piero Fassino sottolinea che «la realtà si sta prendendo la sua rivincita e che sulla Tav si è perso solo tempo». L'ex presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, la mette così: «Tutto merito della mobilitazione dei piemontesi per il Sì alla Tav».

Passaggio in aula mossa per evitare il big bang L'ira di Grillo: «Questo è l'ultimo tradimento»

ROMA Tenere in vita il governo, senza far implodere il M5S. Luigi Di Maio per tutto il pomeriggio gioca di sponda con Giuseppe Conte. Poliziotto buono e poliziotto cattivo. I rispettivi staff ed esperti della comunicazione rimangono in collegamento per ore. Smussano angoli e concetti.
Il premier dunque apre alla Tav e il leader si schiera sul fronte opposto, dimostrando di «essere coerente». Un messaggio rivolto ai gruppi parlamentari per compattarli sul voto contrario quando «fra due settimane, massimo tre» le aule saranno chiamate a esprimersi sulla proposta di risoluzione del trattato internazionale. La mossa di Di Maio, che in 24 ore fa atto di abiura sui dogmi sacri del secondo mandato e dell'Alta Velocità, è comunque complicata. Se Roberto Fico, presidente della Camera, si limita a far trapelare l'assoluta contrarietà all'opera già espressa tante volte in passato, Beppe Grillo non trattiene la rabbia: «Dopo Tap, trivelle, Ilva - è lo sfogo del fondatore del Movimento con alcune persone fidate e riportato all'Adnkronos - tradire la Tav è l'ultimo tassello...». Una versione che viene smentita però dagli uomini del vicepremier: nessuna ira, Luigi e Beppe si sono sentiti.
L'operazione politica del capo dei 5 stelle è quella di provare a far passare Matteo Salvini come l'amico della vecchia partitocrazia che spinge per l'Alta Velocità: «Tra non molto potremo vedere con i nostri occhi chi decide di andare a braccetto con Renzi, Monti, Calenda, la Fornero e Berlusconi. Il Parlamento restituirà a tutti la verità dei fatti». Ma in cuor suo proprio il vicepremier pentastellato sa che il sì all'infrastruttura è una posizione maggioritaria nel Paese. Per tutta la serata si materializzano nella sua testa i fantasmi dei nemici interni. Fico tace, di fatto. Idem Davide Casaleggio. Così come Alessandro Di Battista («Speriamo che Dibba esca sui social per dire sto con Luigi», auspicano dal cerchio ristretto del capo politico).
IL FRONTE
Ci sono mille focolai pronti ad accendersi. Danilo Toninelli, per esempio, rischia. La base non lo vuole più. Di Maio nel suo discorso non lo cita. La morsa di Salvini continua. Il ministro delle Infrastrutture per coerenza dovrebbe lasciare, ma il suo passo indietro, fatto circolare dall'ala sviluppista dei grillini, viene subito fermato dal capo politico. In questa fase - è il suo ragionamento - dobbiamo evitare strappi, anzi ulteriori strappi. C'è poi il caso Torino. Lunedì è stato convocato un consiglio comunale che potrebbe essere cruciale per le sorti di Chiara Appendino. La sindaca è reduce da un'altra crisi per l'addio al Salone dell'auto che ha portato alla cacciata del vicesindaco. Il sì del governo alla Tav potrebbe essere il colpo di grazia per una maggioranza già in guerra con la prima cittadina. Anche questo è un riflesso di una decisione che appare comunque destinata a lasciare più di uno strascico. La base schiuma rabbia. C'è chi invoca - come Andrea Severini, marito di Virginia Raggi e grillino doc - la crisi del governo. Gli attacchi più duri sono quelli sul blog delle Stelle, il portale che ha raccolto l'eredità del primo blog di Grillo: è qui che gli attivisti si scagliano duramente contro la decisione del premier Giuseppe Conte di andare avanti con la Tav, con accuse rivolte soprattutto al Movimento, accusato di aver tradito le istanze grilline. I vaffà piovono, in ricordo del Movimento della prima ora. «Non rimane che sperare in un m5s originale magari a guida Dibattista». «Siete ridicoli... traditori», fra gli altri, chiosa Randa. E la traversata nel deserto è appena iniziata.

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