A Villa Santa Maria arrivano il prefetto Giacomo Barbato e il colonnello dei carabinieri Florimondo Forleo. Il sopralluogo è scattato dopo che la scritta Dux, riapparsa sulla “penna” del paese per decisione del sindaco Pino Finamore, ha scatenato una raffica di polemiche. Il ministro degli Interni Matteo Salvini chiederà presto informazioni alla Prefettura per rispondere all’interrogazione presentata dal deputato del Pd Camillo D’Alessandro, che chiede a gran voce di rimuovere la scritta fascista risalente al 1940. Così, verso le 17 di ieri, c’è stato il blitz: Barbato, che rappresenta il governo sul territorio, e il comandante provinciale dell’Arma hanno raggiunto il paese del medio Sangro per documentarsi in prima persona sul caso che, da un paio di giorni, ha varcato i confini regionali animando la discussione politica persino fuori dall’Abruzzo. Il prefetto e Forleo hanno incontrato anche il sindaco, che difende la sua scelta sottolineando il valore storico e il potenziale turistico dell’incisione. «È evidente che non c’è alcun tipo di reato», ha detto il primo cittadino. «A dimostrarlo in modo inequivocabile è la documentazione che, nei prossimi giorni, consegnerò ai rappresentanti di istituzioni e forze dell’ordine ». Il prefetto e l’ufficiale dei carabinieri si sono poi intrattenuti con un’anziana di 90 anni, che vive da sempre in paese, testimone diretta dell’incisione tornata in vista sul costone che sovrasta l’abitato. «La signora Giovannina ci ha riferito di aver assistito in prima persona, quando era giovane, all’incisione sulla roccia: degli scalatori si calarono con le corde», ha raccontato il sindaco. «E non è neppure la prima volta che la scritta viene ripulita». Finamore manderà in prefettura le delibere comunali che ricostruiscono la storia dei lavori fatti a più riprese sul costone nel lungo periodo che va dal 1998 al 2004. Come ricordato dal primo cittadino, all’inizio degli anni Novanta la scritta è stata coperta dalla polvere durante l’intervento di messa in sicurezza finanziato con 3 miliardi e mezzo di lire. Poi era stata in parte ripulita dalla pioggia. Il sindaco rivendica di aver preso la decisione di riportare completamente alla luce l’incisione nell’ambito di un progetto di valorizzazione turistica. L’obiettivo è realizzare, con una spesa complessiva di circa 50mila euro, 9 vie di risalita per rocciatori proprio sulla parete finita ora al centro della valanga di polemiche. A tal punto che il dem D’Alessandro ha chiesto a Salvini di intervenire per cancellare «uno dei simboli fascisti inneggianti a Benito Mussolini, quale scelta consapevole di un paese democratico che non ammette il riemergere di simboli appartenenti ad un passato che non hanno nulla di storico, né meritano di essere rievocati, da giustificare la scelta dell’amministrazione comunale ». E intanto Villa Santa Maria, poco più di 1.300 abitanti, famosa per i cuochi e per San Francesco Caracciolo, respinge l’etichetta di Predappio d’Abruzzo. «Non siamo diventati di botto tutti fascisti, non capiamo tutta questa tragedia. È una scritta che c’è da anni: ripulirla ha solo un valore storico, oltre che turistico », ripetono in paese.
Lo storico Fimiani: attenti ai simboli della propaganda
«La storia è una cosa seria e seriamente va trattata, parlando di Fascismo ci sono due dimensioni, la storia e la memoria, profondamente diverse tra loro, e bisogna decidere che tipo di utilizzo fare del passato». Sono le parole dello storico Enzo Fimiani, responsabile delle biblioteche dell'Università Gabriele d'Annunzio di Chieti Pescara, in merito all'incisione riapparsa sul costone roccioso che sovrasta il paese di Villa Santa Maria, la scritta “DUX” risalente al 1940 (sulla roccia è inciso AXVIII, cioè18esimo anno dell’era fascista), su cui il deputato Pd, D'Alessandro, ha presentato un'interrogazione al ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Mentre il sindaco di Villa Santa Mario, Pino Finamore, ribatte che non intende ricoprirla, «perché è sempre stata là», ha detto, «e se serve da attrattiva va benissimo ». «Quella scritta», ricorda invece Fimiani, «è un prodotto nato a scopo propagandistico, come tante scritte murali, che possono essere conservate se accompagnate da pannelli esplicativi, in chiave didattico- pedagogica. Diverso è volerne fare un'attrattiva turistica, quando ve ne sono molte altre in un paese come Villa Santa Maria. L'Italia, a differenza di altri Paesi europei», prosegue lo storico, «ha conosciuto una dittatura di tipo totalitario, lo dicono i più grandi storici del Fascismo. Ma troppo spesso rappresentanti delle istituzioni italiane, sindaci in particolare, dimenticano che trattare il Fascismo in Italia non è come trattarlo altrove, ad esempio in Gran Bretagna dove non hanno difficoltà a esporre il fascio littorio, e che occorre trattarne i simboli con prudenza e stando attenti a maneggiare la materia», sottolinea Fimiani. «Bisogna sempre ricordare che dalla sconfitta del nazifascismo è nata la Repubblica, dopo i lutti e le tragedie della Seconda Guerra mondiale. Quel passato viene richiamato da tanti monumenti, e non si può certo capire la storia d'Italia senza conoscere il Fascismo. Ma i primi cittadini devono sempre tener presente di essere sindaci della Repubblica. In Francia, ad esempio, sanno di essere “sindaci della République”. Il nostro Stato comincia è essere un'idea un poco vaga, perché spesso non ci agganciamo alle origini. L'Italia, oggi, non brilla per voglia di conoscere», conclude Fimiani secondo il quale «occorre tornare a fare un lavoro profondo e di lungo periodo nelle scuole».