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Data: 30/07/2019
Testata giornalistica: Quotidiano del Molise
«Sistema sanitario in Molise, la risposta deve essere politica». La riflessione del segretario Cgil, Paolo De Socio «Il problema ha radici antiche ed è accumunato a quello di altre regioni»

«Il quadro generale della Sanità molisana, frutto sicuramente di scelte approssimative adottate negli scorsi anni che eufemisticamente e benevolmente si possono definire poco oculate, rischia di essere oltremodo compromesso dall’annuncio dell’anomala proposta di Regionalismo differenziato che facendo venire meno alcuni principi cardine di solidarietà nazionale minerebbe ulteriormente, per derivazione di poco auspicabili scelte politiche centrali, una situazione già devastata da ataviche mancanze di programmazione e organizzazione regionale». Così in una nota il segretario generale della Cgil Cdlt Molise, Paolo De Socio, che aggiunge: «La Cgil nelle scorse settimane ha provato, con diverse iniziative e con la grande manifestazione di Reggio Calabria del 22 giugno, ad alzare il livello di attenzione sui rischi che potrebbero acutizzarsi in alcuni settori. La Cgil più volte ha ribadito che trasformare la salute in merce per trarne semplice profitto, mina alla base il concetto fondamentale di diritto universale. Va rilanciato il concetto richiamato spesso anche nell’ultimo congresso nazionale Cgil, che la salute si tutela in maniera universale e costituzionale, perché ciascuno la finanzia secondo le proprie possibilità e ciascuno ne usufruisce secondo il proprio bisogno. La salute, in questa accezione, è un costo che può diventare un bene e un investimento in termini di diffusione collettiva anche di un sistema organizzato di prevenzione e quindi questo è un settore che va necessariamente implementato e governato da una politica nobile e di alto livello. Da questo punto di vista, constatare che ci sono movimenti spontanei e comitati che preoccupati dalle ricadute dei tagli indiscriminati protestano in maniera legittima e accorata, è senz’altro un segnale di esasperazione che va raccolto e interpretato. Bisogna decifrare bene, però, i messaggi che arrivano da più parti e che parlano di mantenere fuori la politica (…e i sindacati) da queste più o meno riuscite manifestazioni. Per conto nostro è proprio la politica che va coinvolta e che deve assumersi la responsabilità della programmazione, dell’individuazione dei bisogni e delle risposte adeguate per assicurare diritti a tutti. In questi anni, sia in ambito nazionale che in ambito locale, abbiamo visto quali sono stati gli schieramenti (in verità trasversali…) che hanno favorito il progressivo depauperamento della sanità pubblica ma non è questo il momento di proporre inutili e strumentali processi popolari ai diversi interpreti politici perché è opinione diffusa che tanti sarebbero gli imputati e pochi gli assolti. Se dovessero esserci risvolti giudiziari rilevanti e conseguenti colpevoli, se si certificano intrecci e collusioni tra diversi soggetti, proviamo a chiedere magari che vengano fatte le dovute indagini dagli organi preposti e che venga punito chi deve essere punito. Noi, in questo momento, dobbiamo assumerci il compito di sollecitare la politica. E la politica, tutta la politica a 360°, deve essere richiamata ora alle proprie responsabilità per tirare fuori cittadini e lavoratori da questo imbarazzante stato di empasse dal quale, evidentemente, non si esce ricorrendo a commissari e graduati di turno che devono impiegare parte del loro tempo solo per calarsi nella nostra complicata realtà e per adottare piani regionali fallimentari come accade ormai da tredici anni a questa parte in Regione con un dubbio profilo di legittimità : lo stato che per tredici anni commissaria se stesso e che grazie a questa azione evita il confronto con parti sociali, con la politica stessa, con sindaci, amministratori locali e con le organizzazioni professionali senza produrre alcun risultato di rilievo andrebbe redarguito e rimosso in tempi rapidissimi a tutti i livelli e in tutte le sue componenti…..altro che tredici anni! Iniziamo a dire, magari tutti insieme, che non è la politica che deve restare fuori dalle scelte in materia sanitaria ma che vanno eliminate - ora e per sempre - la spartizione e la lottizzazione politica e che va incentivata. Lo sbando della sanità molisana, come precedentemente accennato, ha radici antiche ed è tristemente accomunato a quello di altre Regioni collocate nel bistrattato mezzogiorno del Paese. Bene ricordare che, in più di una occasione, le vicissitudini della gestione dell’intero sistema regionale sono state oggetto di varie attenzioni (più spesso giornalistiche che giudiziarie) e anche di interventi che hanno avuto un risalto mediatico nazionale. La notizia di questi giorni dell’affossamento definitivo della Neurochirurgia molisana con tutto ciò che ne consegue per terapie salva vita nelle quali il tempo non è una variabile trascurabile la dice ancora più lunga sulla necessità di programmare uno sforzo collettivo straordinario. Immediatamente vanno condivise e rilanciate in tutte le sedi con una platea più vasta possibile, iniziative fruibili sul territorio in attesa di una riorganizzazione strutturale dell’intero sistema sanitario, facendo leva anche sulla possibilità di ottenere deroghe normative rispetto a cosa deve significare avere nel medio/ lungo periodo un ospedale specialistico di secondo livello considerata la dimensione e la struttura orografica della nostra amata regione che è afflitta anche da drastici problemi infrastrutturali che complicano la mobilità e lo spostamento delle persone e quindi dei pazienti. Bisogna inoltre programmare in maniera condivisa (possibilmente non campanilista) e rendere esigibile, nell’immediato, quel poco che di buono è stato fatto in termini di Patto per la salute e su come può essere declinato concretamente nella nostra realtà regionale; bisogna rendere fruibili per tutti i cittadini i contenuti positivi riportati dal Piano Nazionale in termini di liste di attesa; bisogna in tempi brevi capire che idea si ha della medicina territoriale e prevedere un suo potenziamento che dia una indicazione certa sull’apertura e le competenze affidate alle case della salute che devono essere rese funzionali grazie a personale qualificato e apparecchiature adeguate per rispondere ai bisogni reali delle persone che, nonostante tutto, scelgono ancora di vivere in Molise; bisogna creare un sistema di regole certe per la tutela omnicomprensiva del malato certificato per evitare che dopo la visita specialistica ci siano ulteriori rimandi a tortuosi iter di richieste e approfondimento (che spesso alimentano i “viaggi della speranza”) per la determinazione delle diverse patologie, soprattutto di quelle gravi e complesse. Bisogna scongiurare, come giustamente richiamato dall’ordine dei medici, che improvvisati desiderata che non considerano la drammatica e (sicuramente) deprecabile condizione in termini di dotazione organica e standard di qualità e sicurezza di alcune strutture e reparti, aumentino il rischio clinico e mettano oltremodo a repentaglio la salute e la vita dei diversi pazienti. La CGIL del Molise è interessata a condividere con una platea ampia di lavoratori, cittadini, sindaci, amministratori a vario livello azioni straordinarie per il rilancio di una piattaforma complessiva sui temi della sanità pubblica e integrata e per focalizzare l’attenzione della politica e degli organismi preposti su obiettivi territoriali precisi, tangibili e immediatamente raggiungibili come quelli sopra elencati».

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