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Data: 31/07/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Al Senato è battaglia su Tav e sicurezza i numeri della maggioranza sono in bilico

ROMA Martedì ballerà sul filo con il rischio di andar giù, il giorno dopo è destinata a spaccarsi: così i destini della maggioranza gialloverde passeranno dal Senato la prossima settimana. Prima con il Decreto sicurezza bis, poi, 24 ore dopo, con la mozione sulla Tav. Il vero rovello riguarda la seconda parte del decreto sull'immigrazione caro a Matteo Salvini. Andrea Crippa, luogotenente della Lega, avvisa che se non dovesse passare per qualsiasi motivo, il governo avrà vita breve. I problemi del M5S, d'altronde, sono noti. Dopo l'annuncio della senatrice Elena Fattori di votare contro («Questa legge ci porta verso uno Stato di polizia») la maggioranza sfoglia la margherita: più 1, dice il pallottoliere. Con altre defezioni all'orizzonte: da Virginia La Mura a Matteo Mantero. La linea di Di Maio è chiara: chi vota contro è fuori dal Movimento: «Sono assolutamente tranquillo, perché contiene tra l'altro una nostra misura» sulla confisca delle navi delle Ong, «quindi per me sul decreto sicurezza si va avanti». Il problema è la questione di fiducia. Nicola Molteni, sottosegretario all'Interno, frena. Ma sembra un percorso obbligato per evitare che scadano i tempi per la conversione del Dl. In questo caso sarà dunque una sfida all'ultimo sì.
L'ALTA TENSIONE
Ma le vere forche caudine per i gialloverdi ci saranno il 7 agosto, quando si discuterà la mozione della Tav presentata dal M5S per impegnare il Parlamento a fermare l'opera, ridiscutendo i trattati con la Francia e l'Europa, dopo il sì pronunciato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Una situazione complicata per Palazzo Chigi che si trova così a dover gestire l'insofferenza del partito azionista di maggioranza, lo stesso che proprio sulla Tav ha costruito gran parte delle sue battaglie. I vertici pentastellati sanno che il passaggio è stretto, anche perché il Carroccio è pronto a votare no. Rinunciando a presentare un proprio documento, come invece farà il Partito democratico per dire sì alla Torino-Lione: ««Qualcuno dice che così stiamo sfiduciando Conte, io voglio dirlo chiaramente, c'è piena fiducia in Conte», premette Di Maio ribadendo il suo attacco alla Lega: «Qualcuno parla di crisi di governo, ma quale crisi? Al massimo parliamo di una crisi di qualche partito che vota insieme al Pd e a Berlusconi un regalo a Macron», sottolinea il capo politico del Movimento. Tra i banchi del Senato ci sarà quel giorno anche Danilo Toninelli, il ministro delle Infrastrutture pronto a votare contro una decisione annunciata dal capo dell'esecutivo. Il partito di Nicola Zingaretti ha capito che su questa vicenda si può inserire per far emergere la spaccatura della maggioranza. La mozione, al momento, dovrebbe essere votata solo dal Pd, che conta 58 senatori. Il M5S, con i suoi 106 senatori (più il Dem Tommaso Cerno) voterà la sua mozione. E la Lega? È orientata a non presentare alcun atto di indirizzo e, fanno sapere fonti di partito, potrebbe votare contro le mozioni di M5S e Pd o anche non votare proprio. Non a caso Di Maio precisa che la mozione «avvia un processo, è un atto di indirizzo che, per come è scritta la bozza, impegna il Parlamento e non il governo». E il capo politico, che sulla Tav torna a giocare il ruolo di leader di una forza «contro tutti», punta a far uscire allo scoperto la Lega: in Aula «si dovrebbe decidere ad armi pari, perché così avremmo i voti per bloccare la Tav.

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