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Pescara, 30/10/2024
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03/08/2019
Il Messaggero
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Colpo al monopolio di Tua. Il Tar accoglie il ricorso di due aziende e apre alla concorrenza sulle linee di trasporto pubblico fra i principali centri della regione. Sarà un consulente nominato dai giudici amministrativi a indicare quali tratte eliminare dall’affidamento esclusivo. Non dovranno essere più affidate in via esclusiva alla Tua non solo tutte le tratte che collegano Roma a qualunque località dell'Abruzzo ma anche le tratte che collegano i capoluoghi di provincia alle maggiori città della regione: ad esempio le linee L'Aquila-Pescara, Teramo-L'Aquila, Vasto-Chieti, Giulianova-Teramo e molte altre ancora |
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In nome della libertà di mercato una sentenza del Tar di Pescara rischia di infliggere un colpo mortale alla Tua, l'azienda unica del trasporto pubblico abruzzese, già alle prese con diversi problemi di bilancio. I giudici hanno infatti accolto la tesi degli avvocati pescaresi Pierluigi Vasile e Patrizia Silvestri, che avevano presentato un ricorso contro Regione Abruzzo e Tua per conto dei gruppi Prontobus e Gaspari Bus. La Regione, già da diverso tempo, avrebbe dovuto istituire i servizi minimi, ovvero quelli che, come sancito dalla normativa europea, «nessun imprenditore intende prendere in carico perché non remunerativi». Dunque i servizi di collegamento riguardanti le aree interne e svantaggiate o quelli a favore di studenti e pendolari. Più di recente la giunta D'Alfonso era arrivata a definire i servizi minimi, approvando le relative delibere, che però sono state impugnate dai due operatori privati, proprio perché come riconosciuto dal Tar con sentenza non ancora definitiva nei provvedimenti della Regione erano stati inclusi tutti i servizi in concessione, senza compiere alcuna distinzione tra minimi e remunerativi. Il Tar, in linea con quanto evidenziato da Vasile e Silvestri, ha invece stabilito che i servizi di trasporto passeggeri su strada, affidabili in via esclusiva e con contribuzione pubblica alla Tua, sono unicamente quelli minimi, essenziali e non remunerativi, mentre quelli remunerativi rivestono un carattere commerciale e come tali sono autorizzabili e aperti alla concorrenza privata. LO SCENARIO La conseguenza, a giudizio dei ricorrenti, è che non dovranno essere più affidate in via esclusiva alla Tua e non potranno più godere di contributi pubblici, non solo tutte le tratte che collegano Roma a qualunque località dell'Abruzzo, le autentiche uova d'oro del trasporto pubblico, ma anche le tratte che collegano i capoluoghi di provincia alle maggiori città della regione: ad esempio le linee L'Aquila-Pescara, Teramo-L'Aquila, Vasto-Chieti, Giulianova-Teramo e molte altre ancora. Insomma, una rivoluzione. Al riguardo l'ultima parola spetterà al consulente nominato dal Tar, un dirigente della Regione Toscana, che avrà il compito di passare in rassegna, una ad una, le tratte gestite da Tua, verificandone la remuneratività. La sentenza definitiva, che sarà emessa il 12 giugno dell'ano prossimo, rischia dunque di spianare la strada ad una vera e propria rivoluzione nel mondo del trasporto pubblico abruzzese. LA PERIZIA Se la linea dei legali Vasile e Silvestri fosse avvalorata dalla relazione del consulente, infatti, assisteremmo ad una liberalizzazione senza precedenti, che fornirebbe nuovi spazi agli operatori privati, ma che metterebbe in ginocchio Tua. La società del presidente Giuliante, che ha la Regione Abruzzo come socio unico e gestisce l'80% del servizio di trasporto pubblico locale, farebbe infatti grande fatica a reggere la competizione. D'altronde gli operatori privati possono contare su strutture molto più agili rispetto a quelle di un'azienda pubblica che, con il suo carico di rigidità e burocrazia, finirebbe inevitabilmente per soccombere. Diverse realtà del settore, peraltro, hanno già dato prova, ad esempio sulla linea Pescara-Roma, di essere nelle condizioni di erogare servizi più efficienti a costi inferiori. Tua sembra dunque destinata a perdere la propria centralità nel sistema dei trasporti abruzzese e a mantenere l'esclusiva unicamente sui servizi periferici, che collegano le località più remote e che risultano effettivamente non remunerativi. A quel punto soltanto una straordinaria ristrutturazione lampo, alquanto improbabile considerando che per portare a termine la fusione c'è voluto più di un decennio, sarebbe in grado di allontanare lo spettro del fallimento.
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