Da sindacalista aveva combattuto e spesso vinto molte battaglie, sempre dalla parte dei più deboli. Ma la determinazione e il coraggio che chiunque associava al suo nome non l'hanno aiutata a superare quel male annidatosi da qualche tempo nel suo corpo. Se n'è andata così, con la forza d'animo con cui aveva vissuto, Emilia Di Nicola, 62 anni, storica sindacalista della Cgil, prima donna a guidare con piglio e tenacia la Camera del Lavoro del capoluogo adriatico. Un incarico raggiunto dopo una lunga militanza. Docente di filosofia, si era avvicinata alla Cgil animata dal desiderio di affermare i valori dell'eguaglianza e della solidarietà. Di cui, anno dopo anno, ha intessuto il suo lavoro, prima come responsabile del comparto scuola e poi come segretario generale, incarico che aveva ricoperto senza enfasi e retorica di genere. E quando la malattia l'aveva convinta a lasciare la direzione della Cgil, non ha avuto dubbi nel continuare, con un ruolo diverso, il suo lavoro all'interno del settore dei pensionati. Neppure la nomina nel direttivo nazionale, giusto riconoscimento per le attività svolte, l'aveva privata di quella semplicità che la rendeva amabile anche agli occhi di chi non la pensava come lei. «Ogni volta che si entrava nel suo ufficio ricorda Nicola Primavera, storico dirigente della Cgil si veniva accolti da un sorriso». Con il quale conduceva battaglie e rivendicazioni, senza timori reverenziali nei confronti di alcuno. «A lei continua Primavera va dato il merito di aver rinnovato la classe dirigente del sindacato».
Una donna che, come sottolinea Gianni Melilla «si è adoperata per difendere i diritti delle categorie più svantaggiate, dai lavoratori precari agli extracomunitari». Una paladina dei diritti, nel ricordo dell'ex sindaco Marco Alessandrini: «Insieme abbiamo affrontato e costruito il percorso del mercatino etnico, immaginando un modello capace di affermare il rispetto delle regole». Per tutti aveva un pensiero, una parola di solidarietà. Perché «se c'era lei, c'era la Cgil» spiega Marinella Sclocco. Nonostante la malattia, di cui intuiva i rischi, era sempre pronta a stare in prima linea. «Ho perso il conto delle battaglie fatte insieme osserva Daniele Licheri, segretario regionale di Sinistra italiana . Non ha mai avuto paura di fare scelte coraggiose e scomode». Sempre dalla parte delle donne. «Ci ha dimostrato scrive in un post Alessandra Di Simone, segretario della Filcams Cgil - che le donne possono farcela se si vogliono bene». E in tanti volevano bene a quella segretaria rock, come amano ricordarla le sue colleghe del sindacato. E anche le amiche di sempre, come Cesarina: «Nonostante gli impegni - dice -, non dimenticava le sue passioni, il teatro, i libri, il lato più morbido della vita». È morta a Roma, dove era andata sperando di trovare una cura adeguata. Saranno in molti a salutarla questa mattina nella camera ardente allestita nella sede della Cgil, in via Benedetto Croce. La sua casa, lo scrigno del suo impegno e dei suoi affetti. Condivisi con Pino, il suo compagno. E con centinaia di amici, oggi in lacrime per Emi la Rossa.