Nulla di fatto per il consuntivo: si torna in consiglio lunedì. Ma, stavolta, il round è a favore dei consiglieri di Forza Italia, che con una mossa a sorpresa si sono presentati ieri in aula «per senso di responsabilità», ha puntualizzato il capogruppo Marco D'Ingiullo. Il match infinito con Umberto Di Primio è ben lontano dall'essere chiuso e i prossimi giorni saranno frenetici tra contrattazioni e rilanci. Ieri, prima del consiglio, tutti gli assessori hanno rimesso le deleghe per un assist d'oro al sindaco: «Le deleghe vanno redistribuite - ha detto lui - chiedo il ritiro della delibera perché non so quale sia l'assessore di riferimento». Una proposta che ha scatenato le proteste della minoranza, che sostiene violi il regolamento del consiglio, sebbene la stessa mossa sia stata calata il giorno delle dimissioni di Di Primio. Ma la diatriba è stata un'occasione ghiotta per i dissidenti.
LA CONTESTAZIONEDopo la pausa invocata dalla vice presidente Nicoletta Di Biase che presiedeva i lavori, a causa del battibecco tra il sindaco e Alessandro Marzoli (Pd), sono arrivati D'Ingiullo, Maura Micomonaco e il presidente del consiglio Liberato Aceto. Pronti a votare per il rinvio della delibera, qualora questo fosse stato sottoposto alla decisione dell'assemblea. Ma così non è stato, per cui poco dopo la seduta si è chiusa, tra le urla delle opposizioni: «Vergogna! Siete incollati alla poltrona». Ma ora il tempo è scaduto: se entro martedì non sarà approvato il rendiconto, il consiglio verrà sciolto, con l'arrivo del commissario. Intanto, Forza Italia tende la mano a Di Primio: con il rimpasto, il sindaco potrebbe decidere di cambiare l'assessore al Commercio. Lui promette che «se ci saranno i numeri andremo avanti, altrimenti chiuderemo questo capitolo con l'orgoglio, da parte mia, di aver fatto tutto quanto dovevo come sindaco senza cedere ai ricatti di qualche burattinaio che pensa di governare le persone dal di fuori». Infuriata, la minoranza invoca l'arrivo del commissario: «Per la prima volta da quando faccio politica - tuona Bruno Di Paolo (Giustizia Sociale) - mi sono vergognato: non si può scendere a livelli così bassi per restare incollati a una poltrona». Diego Ferrara (Chieti per Chieti), punta il dito contro «la protervia politica con cui questo consiglio comunale è stato sciolto e cioè il ritiro, da parte del sindaco, della delibera, senza nessuna considerazione dei consiglieri presenti». Non usa mezzi termini Enrico Raimondi (Chieti. Da capo): «Di Primio ha candidamente ammesso che il rendiconto non si vota oggi perché deve redistribuire le poltrone agli amici di Mauro Febbo: c'è un braccio di ferro fra chi dovrebbe fare l'assessore regionale ma non lo fa e il sindaco che non ha più la maggioranza». Ottavio Argenio (Movimento 5 stelle) condanna il ricatto politico di Forza Italia, mentre Marzoli (Pd) invoca «un rinnovamento generale, nel centrodestra e nel centrosinistra». Braccio di ferro a parte, va segnalato che dopo il consiglio, Mario Troiano è passato da Chieti. Da Capo a Ncd, tornando così in maggioranza.