Data: 06/10/2006
Testata giornalistica: Liberazione
Io dico: non è una finanziaria di sinistra di Giorgio Cremaschi

Siamo diventati matti? Viene da usare la frase di Prodi in Cina, nel seguire il dibattito sulla finanziaria. Davvero saremmo di fronte a una finanziaria di segno proletario, che segna una vendetta di classe contro i ceti più abbienti? Non scherziamo, solo in un paese dove Berlusconi ha potuto impunemente gridare al comunismo contro oneste posizioni liberali, è possibile oggi una tale falsificazione della realtà. Proviamo invece a vedere la sostanza delle questioni.
1-L'impianto complessivo della finanziaria è quello liberista del ministro dell'economia. E' passata l'ipotesi della più drastica riduzione del deficit pubblico e del rifinanziamento dello sviluppo con tagli alla spesa pubblica e sociale. E' utile ricordare che all'inizio dell'estate la sinistra del governo e i sindacati proponevano altro. Che si aprisse una vertenza con l'Europa per allungare su più anni l'intervento sul deficit, avendo così la possibilità di far valere davvero la ripresa economica e la lotta all'evasione fiscale. Un gruppo di valenti economisti aveva poi proposto un impianto alternativo, fondato sulla stabilizzazione del debito e non sulla sua drastica riduzione. Tutte queste posizioni sono state sconfitte, la finanziaria non distribuisce i suoi pesi su più anni, anzi propone una prospettiva di ulteriori interventi sulla spesa pubblica, per portare il debito sotto la parità con il prodotto interno lordo. Insomma, l'impostazione generale della finanziaria corrisponde totalmente alla linea di rigore monetarista sostenuta dal ministro dell'economia.
Una volta chiarito che l'impianto, le stesse dimensioni della finanziaria hanno visto prevalere nel governo lo schieramento liberista e riformista, le misure concrete sono state il terreno ove si sono esercitate l'iniziativa della sinistra della maggioranza, di rifondazione in particolare, nonché dei sindacati.
Qui alcuni risultati politici ci sono: il più evidente è la parziale inversione di tendenza nella politica fiscale. Non bisogna però esagerare. Le aliquote definite dal governo attuale sono più favorevole ai ricchi e più penalizzanti per lavoratori dipendenti e pensionati, di quanto non fossero quelle in vigore con i passati governi di centro sinistra e nei primi anni del governo Berlusconi. La vera operazione avviene con le detrazioni e con gli assegni familiari. Così vengono premiate soprattutto le famiglie numerose a basso reddito dove lavora solo una persona. Lì c'è un risultato e, come rivendica Rosi Bindi, questo è il succo dell'operazione. Il che significa che un operaio di linea di Mirafiori "single, "se va bene non ci guadagna nulla mentre, se arriveranno le addizionali locali sull'Irpef, verrà persino penalizzato. Così pure la famiglia di operai o impiegati dove lavorano marito e moglie e con un solo figlio avrà un guadagno pressoché nullo. I due punti di riduzione del cuneo fiscale a favore del lavoro dipendente sono così evaporati.

3- Il taglio verso la sanità e gli enti locali è pesante e produrrà riduzioni dei servizi sociali o aumenti delle imposte o, tutte e due le cose insieme. Una volta la sinistra sosteneva che ogni imposta indiretta è una imposta di classe, perché colpisce alla stessa maniera il ricco e il povero. L'aumento di tutta la microtassazione locale e misure odiose come i ticket sanitari hanno un segno di classe che va nella direzione esattamente opposta a quella definita con la riforma delle aliquote e degli assegni familiari. Se sommiamo le due operazioni, la famiglia monoreddito con basso stipendio e molti figli ci guadagna ancora, ma la famiglia operaia ove entrambi i coniugi lavorano, ci perde.

4- Una buona parte della manovra è finanziata da entrate che vengono dal fronte pensionistico. Si aumentano i contributi ad artigiani, commercianti, co. co. co ed anche ai lavoratori dipendenti. Inoltre questi ultimi prestano allo stato una buona parte del loro Tfr, ma non per ottenere un miglior trattamento pensionistico, bensì per finanziare opere pubbliche. » ben difficile sostenere che non si sia fatta cassa con le pensioni, quando entrano a bilancio quasi 10 miliardi di euro, e quasi nulla ne viene in cambio allo stesso titolo. A questo poi si aggiunge il colossale errore di Cgil, Cisl e Uil che hanno sottoscritto un memorandum nel quale sostanzialmente si impegnano ad innalzare l'età pensionabile ed a rivedere i coefficienti di calcolo delle pensioni. Non a caso importanti esponenti di governo fanno pesare questa cambiale: prima si è accettato di finanziare la spesa pubblica con l'aumento dei contributi, poi si discuterà su come intervenire sulle pensioni.

5- La lotta all'evasione fiscale è un segnale importante che viene dato dal governo, così come una certa tenuta della spesa pubblica nazionale, in particolare sulla scuola. Ma questo avviene nel contesto di scelte di politica economica sulle quali ci sarebbe molto da discutere, a partire dalla spesa militare per giungere al famoso cuneo fiscale. Qui gli industriali sono davvero ingrati perché la riduzione di tre punti del costo del lavoro è la più alta operata da un governo negli ultimi 10 anni. Chissà cosa si aspettavano Confindustria e imprese. Il fatto è che l'operazione sul Tfr spacca le aziende, perché non ha effetti negativi sulla grande impresa, quando invece li ha sulla piccola. Non piangiamo per questo, basta che poi non si pensi di dover dare compensazioni alle imprese su altre voci e con altri modi.

In conclusione, quella che a me pare una finanziaria segnata da onesto spirito democristiano, diventa di ultra sinistra solo per lo spostamento a destra dell'asse culturale e politico del paese. Dobbiamo allora rassegnarci a questo stato di cose, e magari farcelo piacere, dichiarandoci vincitori quando non lo siamo e prestandoci così alla richiesta di risarcimenti da parte dei presunti sconfitti?

Io dico di no questa non è una finanziaria di sinistra, e attribuirsene troppi meriti, come incautamente ha fatto il segretario della Cgil, ci pone nella paradossale condizione di doverci difendere, quando dovremmo essere noi a chiedere di cambiare le cose che non vanno.

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