ROMA - Le agenzie di valutazione finanziaria 'declassano' l'Italia. Fitch ha tagliato il rating dell'Italia da 'AA' a 'AA-'. A monte della decisione, spiega un portavoce dell'agenzia, la valutazione secondo la quale "sarà difficile per l'Italia riportare il deficit sotto il 3%. Dopo la retrocessione l'outlook è stato portato da negativo a stabile. Poco dopo anche Standard & Poor's ha declassato il debito pubblico italiano riducendolo da 'AA-' ad 'A+'. L'agenzia ha invece confermato il voto 'A1+' sul breve termine. Stabile l'outlook.
Mentre Moody's lascia invariato a 'AA2' il rating assegnato all'Italia: "I problemi strutturali dell'Italia sono già rispecchiati nel rating attuale", spiega l'agenzia.
Le motivazioni di S&P. "Il declassamento - spiega il portavoce Moritz Kraemer - riflette l'inadeguatezza della risposta data dal nuovo governo ai problemi strutturali economici e di bilancio dell'Italia". Decisamente significativo il titolo del documento sull'Italia, "Finanziaria italiana 2007: si chiude la porta su un'altra possibilità di risanamento".
"La Finanziaria - spiega Standard & Poor - fa poco per avanzare significativamente sulla strada di riforme sul lato dell'offerta e nei fatti porterà ad un aumento netto della spesa in percentuale del Pil invece di ridurre l'alta spesa, che è la causa di fondo degli squilibri di bilancio italiani".
All'interno della manovra stilata per il 2007, spiega ancora l'agenzia, "quello che manca non è la tassazione ma la disciplina di spesa", capace di farsi sentire anche sullo "scenario futuro" dell'Italia che "è uno dei Paesi più anziani d' Europa" e, pertanto, destinato a sostenere costi elevati in materia sanitaria.
Le motivazioni di Fitch. Più 'morbida' Fitch: secondo l'agenzia lo sforzo di correzione dei conti del governo Prodi è "serio", ma per quanto riguarda la correzione da 15 miliardi di euro previsti nella finanziaria 2007 l'agenzia di rating ritiene che "una larga parte delle misure della correzione netta rifletta attesi miglioramenti dell'esazione fiscale e dell'efficienza della spesa pubblica".
Ma, sottolinea Fitch, "mentre riconosciamo lo sforzo serio fatto in questi settori, è molto difficile valutare l'impatto e i tempi di questi miglioramenti di efficienza sull'andamento del bilancio".
Le preoccupazioni sull'alto livello del debito pubblico, ricorda l'agenzia, "si erano attenutate in tempi recenti parallelamente al suo trend al ribasso. Ma, a causa di una crescita della spesa primaria pari al 2% del pil registrata tra il 2002 e il 2005 e ad una debole crescita economica, il profilo della riduzione del debito si è progressivamente assottigliato a partire dal 2002 e nel 2005 è aumentato del 2,4% del pil fino a toccare quota 106,4%, il primo incremento in dieci anni".
Secondo Fitch, inoltre, "l'economia italiana ha sofferto di una significativa perdita di competitività negli ultimi anni come testimoniato da una forte crescita dei tassi di cambio reali e da un declino delle quote di mercato nell'export". E nonostante le riforme definite prioritarie dal nuovo governo "è difficile ipotizzare una crescita potenziale molto superiore all'1% nel medio termine".
Fitch ritiene che il governo "il cui impegno nelle riforme fiscali non è in questione" troverà "difficile implementare le dure riforme fiscali necessarie a riportare l'avanzo primario al 3,5% del Pil nel breve-medio termine condizione necessaria per riportare il debito pubblico su un trend discendente". |