Data: 05/11/2006
Testata giornalistica: Il Messaggero
Porto e Roma: ecco le "bussole" di Pescara. Di Pietro illustra a D'Alfonso le priorità per l'Abruzzo. In lista la dorsale appenninica

Ha preso la parola che era ormai l'una ma gli sono bastate due battute per conquistare la simpatia della platea e dei colleghi convegnisti. Il ministro alle Infrastrutture Antonio Di Pietro è stato il grande protagonista al convegno di ieri in Comune su "Le opere pubbliche: investimenti, procedure, realizzazioni e benefici per la collettività". Con linguaggio fin troppo diretto e a tratti colorito - con l'immancabile "che c'azzecca? - il ministro è andato al sodo, prima affermando per inciso che il sistema pensionistico va riformato; poi promuovendo la Finanziaria ed infine conquistando l'applauso bipartisan della gremita sala consiliare (con il gotha dell'imprenditoria, i vertici di magistratura e forze dell'ordine, lo scultore Pietro Cascella) quando ha detto d'aver confermato l'impostazione della legge obiettivo voluta dal precedente governo targato Casa delle Libertà.
«Non ci vuole mica Mandrake per capire cosa va fatto - ha esordito Di Pietro -. Il centrodestra ha preparato una lista di interventi da realizzare per un costo complessivo di 200 miliardi mettendone sul piatto solo 58. Noi potremo criticare solo dopo che avremo dimostrato di aver fatto di meglio, magari mettendoci un euro in più su quel piatto. Ma una cosa dev'esser chiara: nessuna grande opera pubblica è stata cancellata col nuovo governo - ha ribadito richiamando l'attenzione dei giornalisti -, semplicemente abbiamo stilato un elenco di priorità da realizzare in base alla disponibilità delle risorse».
C'è voluta più di un'ora perché il dibattito entrasse nel vivo. Se n'è reso conto il moderatore del convegno, il direttore de "Il Messaggero" Roberto Napoletano, il quale più volte da consumato cronista ha richiamato i conferenzieri ad attenersi al tema fino a quel momento trattato per linee astratte, certo con grande competenza ma anche con eccessi di burocratese da esperti del calibro di Michele Minenna dell'Anas o da Alfonso Maria Rossi Brigante, presidente dell'Autorità per i lavori pubblici. Dopo il saluto dell'assessore regionale ai trasporti Tommaso Ginoble e una breve parentesi dell'onorevole pescarese-dipietrista Carlo Costantini, ed era già trascorsa un'ora buona, è stato il sindaco D'Alfonso a cambiare tono e marcia al convegno, entrando nel cuore del problema.
«La legge obiettivo doveva rimediare alla mancanza di programmazione nel settore delle opere pubbliche - ha attaccato il sindaco -, mai prima s'era affermata la funzione decisionale, convegnistica e università a parte. Ma cos'ha prodotto quella lista di priorità? In Abruzzo un bel niente, siamo fermi alle opere realizzate grazie a Remo Gaspari, lui sì che sapeva costruire un bisogno crescente cercando al tempo stesso il consenso della gente». Non a caso proprio Gaspari è stato citato ad esempio anche dal direttore-moderatore Napoletano: «Ricordo un suo commento anni fa ad un convegno come questo: sono tutti molto bravi - disse - ma sono tutti molto impegnati a fare per conoscere, il problema è che dovrebbero conoscere per fare». Applausi per l'aneddoto. E per "zio Remo" che ieri non c'era.
D'Alfonso s'è poi rivolto direttamente al ministro, «col quale ricordo d'aver sorseggiato una bevanda al cocco a casa sua tempo fa», chiedendogli di delegare gli enti locali a seguire la prima fase di progettazioni di grandi opere pubbliche e a dialogare con la gente, «perché se non c'è dialogo si va a finire come per la Tav», cioè con le barricate in Val d'Aosta. Ma quando è lì lì per consegnare a Di Pietro la sua personalissima lista del "c'è da fare" per le infrastrutture in Abruzzo, D'Alfonso ha l'umiltà di fermarsi e fare un passo indietro, perché farlo in pubblico significherebbe uscire dal pentagramma e perché in privato magari l'aveva già fatto. Del resto l'obiettivo era già stato centrato: accendere riflettori sull'Abruzzo dei porti, della ferrovia che andrebbe raddoppiata, delle autostrade e soprattutto di "bretelle" per raggiungere più rapidamente Roma, di superstrade per Napoli: questo voleva D'Alfonso dal convegno e questo è stato.
«L'Abruzzo ha scelto le sue priorità al tavolo Stato-Regione di un mese fa all'Aquila - ha annunciato il ministro -. Abbiamo destinato alle opere pubbliche il 27% in più dell'anno precedente e così era avvenuto anche l'anno prima, ma di più non si può fare: perché in famiglia servono le scarpe per camminare, cioè le infrastrutture, e il piatto per mangiare, altrimenti non si sopravvive. Ebbene per l'Abruzzo sono in fila il piano portuale, la dorsale stradale appenninica, un nuovo accesso a Roma e anche qualcosa per l'aeroporto che è importantissimo. Tra quindici giorni illustreremo in Parlamento il provvedimento per le regioni». Nel suo appassionato intervento Di Pietro ha riservato una nota polemica contro «i finto-ambientalisti che usano il "no a tutto" per giustificare la propria esistenza in politica». Tesi e antitesi.

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