E' partita con l'entusiasmo del mercato e con lo scetticismo della politica e del sindacato la maxifusione tra Autostrade e la società spagnola Abertis. Dopo il primo via libera alla fusione dato ieri dai rispettivi consigli di amministrazione, il titolo Austostrade a Piazza Affari ha registrato un rialzo del 9,3% a quota 24,8 euro. Il titolo Abertis, invece, è sospeso alla Borsa di Madrid, dove venerdì aveva chiuso a quota 20,94 euro. Dalla fusione, da 25 miliardi di euro circa, nascerà il principale operatore del settore in Europa e nel mondo. L'operazione prevede un concambio di 1 azione Abertis per ogni titolo Autostrade, più una compensazione ai soci italiani con un dividendo straordinario di 3,75 euro.
''Sara' un'alleanza strategica tra le due holding e andremo a costruire il leader mondiale del settore autostradale. Puntiamo ad essere leader in Europa e nel mondo'', ha detto il presidente di Autostrade, Gianmaria Gros-Pietro. ''Il nuovo gruppo si chiamera' Abertis'', ha aggiunto Gros-Pietro precisando che le strutture operative dei due gruppi resteranno dove sono sui territori che le ospitano: ''nessuna riorganizzazione e' prevista per effetto di questa fusione''. Quella tra Autostrade e Abertis - ha spiegato Gros-Pietro - "è una alleanza strategica. Una fusione tra due holding".
Autostrade (controllata con il 52,15% da Schema 28 della famiglia Benetton) verrà incorporata in Abertis (che ha come soci forti Caixa, terzo gruppo finanziario spagnolo, e Acs, primo gruppo iberico di costruzioni) dando vita a un gigante industriale di cui proprio Schema 28 sarà il primo azionista, con il 23%, seguito da Acs con il 14% e Caixa con il 13%, tutti e tre legati da un patto che prevede il diritto di prelazione sui titoli. Il gruppo derivante dalla fusione Autostrade-Abertis prevede di aumentare il dividendo del 5% l'anno. Si legge nella documentazione diffusa da Abertis alla Cnmv (la Consob spagnola) prima della presentazione stampa del progetto. La fusione, ufficializza il documento, avra' effetto contabile ''dal 1 gennaio 2006'' mentre l'operazione sara' chiusa entro il secondo semestre dell'anno in corso.
'La fusione fra Autostrade e Abertis presenta elementi che non convincono nelle modalità e nei tempi. Le stesse rassicurazioni che in queste ore il vertice di Autostrade fornisce sono la dimostrazione che c'è qualcosa che non quadra. Dire che in questo modo si abbasseranno le tariffe equivale a dire che in questi anni Autostrade non lo ha fatto, anzi le ha aumentate'. A dirlo è il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani: 'Il profilo industriale della nuova holding può avere una sua logica, ma il timbro è quello degli azionisti spagnoli e non di quelli di Ponzano, cosa accettabile in Europa, come è evidente, ma pur tuttavia un altro segno delle debolezze del nostro sistema imprenditoriale'. Conclude Epifani: 'In Italia ci sono circa 10 mila lavoratori occupati e investimenti da fare, e questo richiede da parte nostra il massimo di attenzione e di vigilanza, visto che non c'è stata nessuna comunicazione né preventiva né successiva all'atto di Autostrade e che, già nei mesi scorsi, c'è stata una modifica nella governance aziendale che ha concentrato nella holding ogni potere decisionale, sottraendolo alle società operative'.
''Ci sono delle problematiche da chiarire: come gli equilibri del nostro sistema di regole e quello spagnolo che mi sembra molto piu' morbido; c'e' quindi il problema delle concessioni, del fisco''. Lo dice al 'Messaggero' il responsabile economico dei Ds Pierluigi Bersani. ''Ritengo giusto che l'esecutivo sia informato sugli effetti dell'operazione sul nostro sistema nazionale - dice l'ex ministro dell'Industria dei governi Prodi e D'Alema - anche perche' Autostrade e' titolare di una concessione statale''. E, aggiunge Bersani, ''ci sono parecchi nodi da sciogliere'', soprattutto quello del controllo. Ad occhio, per quello che si sa fino ad oggi -conclude- gli italiani saranno gli azionisti di maggioranza relativa, ma nei fatti saranno gli spagnoli ad avere piu' azioni di noi. E poi c'e' un azionista, Benetton, che cedendo la sua quota ha fatto, o sta per fare, a quanto mi sembra, una plusvalenza. Credo sia necessario -conclude- salvaguardare certi equilibri e diritti di tutti gli azionisti''.
La fusione tra la Società Autostrade e la Abertis lascia scettica anche la Cgil. Pur approvando un matrimonio che porterà a un 'rafforzamento italiano sui mercati internazionali', il segretario nazionale della Filt-Cgil Roberto Martelli teme che 'l'operazione possa distogliere risorse dai necessari investimenti da effettuare sulle infrastrutture autostradali italiane'. Analoga preoccupazione 'desta la questione della governance - aggiunge Michele Azzola, responsabile del comparto della viabilità della Filt-Cgil -, la decisione di fissare a Barcellona la sede del maxi gruppo, il fatto che la maggioranza relativa sia in mani spagnole. Tutto ciò pone una serie di incognite sul rapporto che intercorrerà con le società concessionarie che rimarranno in Italia'.
Sabato si era registrato anche il "no" di Enrico Letta, il responsabile economico della Margherita molto vicino a Romano Prodi. "Mi auguro che gli azionisti di Autostrade ci ripensino - ha detto -. Questa fusione non sembra infatti finalizzata ad accrescere i necessari investimenti infrastrutturali nel nostro Paese".
Favorevole all'operazione, invece, l'economista Francesco Giavazzi, secondo il quale dalla fusione possono trarre benefici i consumatori. In un editoriale sul "Corriere della Sera" Giavazzi sottolinea come finora la societa' Autostrade abbia condotto una gestione "poco innovativa", ridotta all'ordinaria amministrazione: "rifare l'asfalto e incassare i pedaggi". Un gioco a "somma zero", perche' "i consumatori pagano e gli azionisti incassano, non e' chiaro - afferma Giavazzi - che beneficio ne ottenga il paese". La dipendenza dalle tariffe crea, poi, "inevitabilmente, dipendenza dalla politica, soprattutto in un settore in cui manca ancora un'autorita' di regolamentazione indipendente e i prezzi sono determinati dal Cipe, cioe' dai politici", osserva Giavazzi. Da quella che l'economista definisce "una guerra tra poveri" in cui l'arbitro e' la politica, si esce solo andando in Europa. Quindi ben venga la fusione con la spagnola Abertis per una societa' che, come Autostrade, e' abituata al "tranquillo tran tran domestico". "Fondendosi con Abertis il gioco puo' cambiare. Ne beneficeranno i consumatori, perche' ora i profitti dell'azienda (a condizione che si crei al piu' presto una forte Autorità di controllo delle reti) dipenderanno meno dalle tariffe italiane e piu' dagli investimenti in Europa, e poiche' continuiamo a produrre ottimi ingegneri, si aprira' un mercato per giovani laureati che finora non avevano altra scelta che emigrare". |