Data: 28/04/2006
Testata giornalistica: Corriere della Sera
Cisl. L'addio amaro di Savino Pezzotta.

ROMA - Aveva minacciato di disertare il consiglio generale che ieri ha eletto il suo successore. Alla fine è venuto e ha parlato, ma forse chi si è speso per convincerlo se n'è pentito perché Savino Pezzotta non è stato al gioco della finta unità. E in un discorso duro ha denunciato ciò che fino a quando è stato segretario generale della Cisl aveva negato per difendere l'immagine della sua organizzazione. Ha spiegato che ha dovuto lasciare al guida della Cisl in anticipo per «evitare una rottura». E con un comportamento senza precedenti non ha citato, nemmeno solo per gli auguri di rito, né il suo successore, Raffaele Bonanni, né il nuovo segretario aggiunto, Pier Paolo Baretta. Un ticket che Pezzotta ha subito e sul quale «non ho nulla da aggiungere», ha detto gelando la platea. Poi, finito il discorso, è scivolato via senza aspettare l'elezione del successore per non stringergli la mano. Nessuna ipocrisia. Ma quello dell'«orso bergamasco» non è stato un discorso d'addio. «Nel mio intimo serpeggia un poco d'amarezza e di tristezza», ha detto, «ma continuerò ad essere un iscritto alla Cisl». Quel sindacato, ha concluso con orgoglio, che ha permesso a «un semplice operaio tessile di poter fare il segretario generale». Un segretario che il siciliano Sergio D'Antoni aveva pensato come di transizione. Che a un certo punto ha provato a emanciparsi dal blocco di potere fondato su Sud e pubblico impiego che governa la Cisl da almeno un ventennio. Ma non ce l'ha fatta.

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