Data: 01/05/2007
Testata giornalistica: Il Centro
Metro, la ditta chiede di rescindere il contratto. Forse è l'atto finale di una vicenda che costerà milioni alle casse comunali

L'AQUILA. La Cgrt si chiama fuori dalla vicenda metropolitana. La ditta, che ha vinto l'appalto per la realizzazione dell'opera, ha chiesto al Comune la rescissione del contratto. Una decisione maturata alla scadenza dei sei mesi concordati dalle parti in causa per sciogliere il nodo sulla prosecuzione dei lavori, sul passaggio in via Roma e sulla modifica della convenzione.
Senza giungere a compimento, con i soli lavori eseguiti finora, la metro potrebbe costare «in soldoni» alle casse comunali qualcosa come 30 milioni di euro, esattamente il costo finale dell'opera: ai 12 milioni di euro sborsati dallo Stato, e che il Comune sarebbe chiamato a restituire in caso di mancata realizzazione, si andrebbero ad aggiungere 8 milioni 400 mila euro, la spesa sostenuta dalla Cgrt, più 3 milioni 700 mila euro di riserve e i danni legali derivanti dalla rescissione del contratto.
«I lavori in via Roma sono fermi dal primo novembre», sostiene la Cgrt, «abbiamo atteso fino al 30 aprile, la scadenza stabilita dalle parti, che il Comune sciogliesse il nodo sulla delibera 506, con cui l'amministrazione aveva dato mandato agli uffici tecnici di rivedere la convenzione. Cosa che non è avvenuta. Dopo aver atteso due anni e sei mesi senza chiedere riserve e nonostante le spese sostenute finora, pari a 8 milioni 400 mila euro, abbiamo stabilito in base alla legge 109 di chiedere la rescissione del contratto. Da oggi siamo fuori dal discorso metropolitana».
Sulla riapertura del cantiere pesa il diniego espresso dal ministero dei Beni Culturali sulla prosecuzione dei lavori in via Roma.
Una doccia fredda per l'amministrazione Tempesta, proprio alla vigilia della scadenza del mandato.
«Non intendiamo aspettare oltre», chiariscono i rappresentanti della Cgrt, «abbiamo dato mandato all'ufficio legale di avviare le pratiche per la restituzione degli 8 milioni 400 mila euro anticipati finora, a cui si aggiungono le riserve accordate pari a 3 milioni 700 mila euro. Ma chiederemo anche i danni legali derivanti dalla rescissione contrattuale».
Una precisa «responsabilità politica», quella che la ditta appaltatrice attribuisce all'amministrazione uscente: «sarà la giustizia a stabilire da che parte sta la ragione. L'auspicio è che la nuova classe politica capisca che la metro, essendo un'opera in itinere, dovrà essere portata a termine, pena il rischio di dissesto finanziario per il Comune. Sarebbe opportuna l'immediata convocazione, da parte del nuovo sindaco, di una Conferenza di servizi per stabilire un percorso certo». La Cgrt tiene a precisare che «la metropolitana è della città, non della ditta che la sta realizzando che ha semplicemente risposto ad un bando di gara. In mancanza di una decisione politica si potrebbe proporre un referendum popolare, per capire se gli aquilani vogliono o meno quest'opera, ma è certo», concludono i rappresentanti della Cgrt, «che questa società non può fallire a causa della metro».

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