PESCARA. Strada parco, la doccia fredda per la Gtm arriva alle 10,40 in punto. Salta la firma sul contratto tra Gtm e Balfour beatty rail per dare il via libera al progetto milionario della filovia. Sembrava fatta. Invece Rifondazione comunista non è salita sul filobus. E l'affare dell'anno, anzi degli ultimi vent'anni, finisce in una bolla di sapone. Gli imprenditori del colosso che ha vinto la gara d'appalto, giunti ieri in città da Londra e dall'Olanda, non l'hanno presa bene. Le reazioni alla falsa partenza sono piovute in redazione come grandine. Fino a culminare con la richiesta di dimissioni di Renzetti e Ginoble. Ma andiamo per ordine. Al termine di una mattinata febbrile, la firma tra il presidente della Gtm Donato Renzetti e l'amministratore delegato della Balfour Beatty rail, Angelo Tresoldi, è slittata forse di sette giorni. Rifondazione Comunista da sola ha posto il veto: vuole aspettare l'esito delle elezioni comunali di Montesilvano, dopo che il candidato del centrosinistra, Rocco Finocchio, ha detto sì al filobus, scatenando reazioni a valanga. Minuto per minuto, ecco il racconto della giornata. Alle 10,25 nel Roof Garden dell'Esplanade, lo staff Mirus lavora a ritmo serrato per organizzare la conferenza stampa più attesa dalla Gtm. Al sesto piano del lussuoso albergo ci sono i manifesti con lo slogan «Filovia, si parte», insieme all'elaborazione grafica del filobus lungo 18 metri. Sul pianoforte a coda le hostess Vanessa e Natalia, in eleganti tailleur nero e camicia bianca, si affannano a inserire documenti nelle cartelline stampa. LA FIRMA RINVIATA. Solo il tempo di affacciarsi sulla riviera di Pescara che tutto l'apparato della comunicazione viene smantellato. Sono le 10,31. E' l'ora precisa dell'arrivo in redazione di un fax di tre righe su carta intestata Gtm: «La conferenza stampa convocata in data odierna alle 11 è rinviata per motivi organizzativi». Momenti d'imbarazzo all'Esplanade: la sala della conferenza è vuota. Un flash sulla sala deserta e la porta si chiude. Il futuro della filovia si decide in via Aterno 255. IL CDA IN RIUNIONE. Alle 11 nel palazzo della Gtm il presidente Renzetti è a colloquio col direttore Emanuele Panunzio. Il cda è in corso. Ma il colpo di scena è già accaduto. Alle 8, per la riunione convocata d'urgenza, il numero legale non è stato raggiunto: dei cinque membri del cda, tre non si sono presentati. Terenzio Chiavaroli è in Grecia per motivi istituzionali; Verino Caldarelli non si presenta e Emilio D'Innocente per ragioni politiche diserta la riunione. Oltre al presidente Renzetti c'è solo il suo vice Sandro Damiani. Ma alle 11, il presidente della Gtm ostenta tranquillità: «Il problema è solo burocratico. Il presunto veto di Rifondazione Non mi preoccupa. E comunque, il cda è composto da cinque membri e decide a maggioranza». Solo poche frasi e la porta della stanza 26, al secondo piano del palazzo, si chiude ancora. La parola passa agli avvocati. Intanto comincia la girandola di telefonate che dà il via libera alle reazioni politiche. La porta della stanza 26 si riapre alle 13 per la pausa pranzo. Come va presidente? «Ancora presto per dirlo. Ci sono problemi burocratici ma la firma non è esclusa». IL CONSIGLIERE DI RC. Contattato per telefono, risponde alle domande del Centro Emilio D'Innocente, consigliere d'ammistrazione Gtm in quota a Rifondazione che non ha problemi a raccontare i retroscena dell'affare filovia e a dire che tocca alle segreterie regionali dei partiti dare il via libera alla firma: «Del Turco ha garantito che la firma ci sarà solo dopo le elezioni di Montesilvano. Per questo sono rimasto spiazzato da questa forzatura», dice, «del resto, con Montesilvano, città interessata dalla filovia ma senza sindaco, non è questo il momento opportuno per firmare. Di fronte a questo metodo di lavoro sbagliato, il mio partito mi ha detto di non andare». Insomma, il futuro della filovia che ha spaccato in due la città (basti ricordare la raccolta di migliaia di firme, contro e a favore dell'opera, e le battaglie di Mario Sorgentone da una parte e Glauco Torlontano dall'altra) è tutto nelle mani dei partiti: «Solo la Regione può assumersi la responsabilità civile e penale anche nei confronti della Balfour Beatty Rail di bloccare l'appalto. Rifondazione ha detto sempre no ma mi rendo conto che c'è un contratto che obbliga alla realizzazione. Ed è impossibile dirottare i 31 milioni di euro», conclude il consigliere del partito di Acerbo. «CHE FIGURACCIA». La prima reazione politica porta la firma di Andrea Pastore, cioè Forza Italia, partito di Ricardo Chiavaroli, ex numero uno della Gtm: «Vergogna per la figuraccia internazionale», accusa il senatore da sempre favorevole all'appalto d'oro. Poi piovono accuse e commenti di Carlo Masci, Edoardo De Blasio e Aurelio Giammorretti. Silenzio da parte del sindaco Luciano D'Alfonso. Mentre Pastore tuona: «La mancata firma del contratto», afferma il senatore, «è un evento vergognoso. Mi auguro che Renzetti, l'intero cda e l'assessore regionale ai Trasporti, Ginoble, si dimettano». Secca la risposta del presidente della Gtm: «Quali dimissioni, la firma del contratto è un atto dovuto. Ci sarà tra una settimana». |