SAVELLETRI (Brindisi) - L'appuntamento con la morte non può disdirlo nessuno, ma a volte è così crudele e beffardo che si stenta a farsene una ragione. Lorenzo Necci, per esempio. E' stato l'uomo dell'alta velocità ferroviaria, eppure la morte lo ha colto mentre pedalava tranquillo in bicicletta, a passo d'uomo, mentre da una stradina si stava immettendo sulla strada provinciale numero 4, quella che collega Fasano a Savelletri. Era passato da poco mezzogiorno, ieri, e Necci, insieme con Paola Balducci, sua attuale compagna, ex assessore regionale pugliese all'Ambiente e ora deputata con i Verdi, ma anche suo avvocato difensore nei diversi processi da cui Necci è uscito sempre assolto, stava tornando nella tenuta San Domenico, la «masseria dei vip» della politica e dell'economia. E' stato un attimo. Una Range Rover, guidata da un signore cinquantenne della vicina Locorotondo, Donato Rodio, mai una infrazione stradale grave, mai guai con la giustizia, reputazione di persona affidabile e pacata, ha travolto Necci e la sua bici, sotto gli occhi di Paola Balducci, che ha lanciato un urlo che nessuno ha sentito. Necci ha battuto la testa contro il parabrezza e poi ha fatto un volo di una decina di metri, finendo sull'asfalto come uno di quei manichini utilizzati nelle prove di scontro delle autovetture nuove. Balducci e lo stesso Rodio hanno chiamato subito il 112 e il pronto intervento sanitario, il 118, e Lorenzo Necci è stato soccorso in pochissimo tempo. Ma non c'è stato nulla da fare. All'ospedale di Ostuni, l'ex presidente delle Ferrovie dello Stato è giunto con il cranio, il femore e l'anca pressoché fracassati e con numerose lesioni interne che hanno scatenato emorragie fatali. I medici hanno cercato di eseguire un disperato intervento chirurgico ma dopo circa tre ore di agonia Necci è morto. Paola Balducci era sconvolta, i sanitari hanno dovuto trattenerla per un po' e somministrarle dei sedativi. E anche il conducente dell'auto non stava molto meglio, i medici hanno dovuto occuparsi anche di lui. A Savelletri, nella masseria San Domenico, Necci veniva spesso a trascorrere i fine settimana. Che la tenuta fosse di proprietà di Sergio Melpignano, il tributarista amico dell'ex ministro Augusto Fantozzi, alcuni anni fa finito nei guai con la giustizia perché accusato di aver avuto parte nella riscossione di tangenti Enimont per 13 miliardi, a Lorenzo Necci importava poco. Quella storia la considerava ormai chiusa, e poi se qui ci venivano molti altri personaggi del mondo degli affari romano, primi tra tutti i Caltagirone, e da ultimo, «clandestinamente», subito dopo le elezioni, sempre qui si sono incontrati Pierferdinando Casini e Massimo D'Alema, «perché - diceva Necci ai curiosi che lo stuzzicavano - non posso venirci io, che questo posto lo frequento solo per i comfort della struttura, il mare blu e la tranquillità?». Già, la tranquillità. Anche quella di andare in bicicletta una domenica mattina, quando tutti gli altri sono al mare e la strada è poco trafficata. Imboccare una viuzza sterrata, prendere la provinciale, e all'improvviso trovarsi addosso un'auto che ti travolge e ti uccide. La dinamica dell'incidente è ancora poco chiara, anche se dai primi rilievi eseguiti dai vigili urbani sembra che la Range Rover dovesse dare precedenza ai due ciclisti. Ma sembra anche evidente, dalle tracce della frenata per esempio, che il conducente dell'auto, forse per il sole a picco, deve aver visto Necci solo all'ultimo momento, quando ormai non poteva più evitarlo. I funerali si celebreranno a Roma. Necci lascia la moglie Paola e due figli, Giulio e Alessandra. |