ROMA Marigia Maulucci, sorpresa dai numeri di Bankitalia? «No - risponde la responsabile Cgil per le Politiche economiche - perchè sono numeri che anche noi avevamo previsto e che corrispondono alla situazione delle retribuzioni». C'è una differenza tra redditi familiari con capofamiglia lavoratore dipendente e capofamiglia lavoratore autonomo. «E' la diretta conseguenza della riforma fiscale Tremonti che ha premiato i redditi elevati. Ed è anche il risultato di una lotta all'evasione fiscale che è stata per anni inconsistente. Di fatto l'indagine di Bankitalia ripropone il problema della divaricazione sociale del Paese con una concentrazione delle difficoltà sul lavoro dipendente». Cosa fare per invertire il trend e comunque restringere la forbice? «Con la piattaforma sindacale che avevamo presentato veniva richiesta una riduzione dell'imposizione fiscale per il lavoro dipendente. In particolare, avevano chiesto che ogni anno vi fosse un adeguamento di queste detrazioni, in linea con l'aumento dell'inflazione. Sostanzialmente una restituzione del fiscal drag attraverso l'aumento delle detrazioni. Credo che nel 2008 avremo grossi problemi perchè l'inflazione è in crescita e può immaginare come vive questa situazione il sindacato». Cioè come siete messi?«Be' nel momento in cui stavamo cercando di realizzare un tavolo e c'era la disponibilità del governo a discutere, non abbiamo più l'interlocutore. Il futuro è davvero molto incerto». Ed allora?«Il sindacato adesso ha due esigenze. La prima è che non si voti subito, la seconda che venga inserita nell'agenda delle priorità, oltre alla legge elettorale anche la redistribuzione delle risorse sul lavoro dipendente. Legare gli aumenti salariali alla produttività può essere uno strumento efficace? «E' una strada percorribile, ma non l'unica. Perchè in quel caso la redistribuzione riguarderebbe esclusivamente i lavoratori che godono dell'integrativo, cioè il 30%. Tanto è vero che avevamo proposto la detrazione fiscale come misura universale e in più la produttività. Ma ora siamo al palo».
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