ROMA E’ lui, Erasmo D’Angelis, 60 anni, già sottosegretario al ministero delle Infrastrutture con il governo Letta, il candidato di Renzi a prendere il posto di Ercole Incalza in cabina di regia sulle grandi opere. Non solo. Nello schema messo a punto del premier, D’Angelis dovrebbero guidare una sorta di super dipartimento in cui dovrebbero confluire le unità di missione sulla scuola e quella sul dissesto idrogeologico, strutture coordinate da Palazzo Chigi prima che Delrio finisse nel palazzone di via XX Settembre. L’obiettivo è accentrare in un solo ufficio le operazioni più strategiche e delicate, razionalizzare le scarse risorse e rafforzare i controlli. Cambiando, è evidente, in maniera radicale rispetto al passato. Anche perchè Palazzo Chigi, nonostante le rassicurazioni, continuerà ad avere un ruolo chiave nel rilancio delle infrastrutture - dalla muntenzione del territorio agli appalti - considerate, sono parole di Renzi, il volano per far ripartire la crescita.
D’Angelis, al momento in pole position, potrebbe sciogliere la riserva nelle prossime ore, ma non è escluso che accanto a lui arrivi anche Filippo Bonaccorsi, coordinatore della struttura sull’ediliza scolastica e fedelissimo del presidente del Consiglio. All’esame di Delrio, oltre alla costruzione della squadra, c’è poi il dossier caldo sulle opere incompiute. L’idea è quella di varare in fretta il decreto che, fissando criteri per la selezione e risorse, impima una fortissima accelerata. Dei 700 cantieri in sospeso, solo 50-60 opere, tra piccole e grandi, dovrebbero sopravvivere alla scrematura del neo ministro. II tempo stringe visto che il cosidetto «allegato infrastrutture» dovrà essere inserito nel Def, il documento di economia e finanza, entro martedì. Prioritario sarà comunque completare l’Expo, mettere ordine sul caso Mose e avviare quella manutenzione del territorio indispensabile per mettere in sicurezza ampie zone del Paese.