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Pescara, 24/11/2024
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Data: 03/05/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Gli “invisibili” della stazione centrale. Dormono sui marciapiedi luridi dei sottopassi, i più fortunati hanno il sacco a pelo. E all’alba tutti via, forse a lavorare

PESCARA Proviamo a contarli: uno, due, tre, dieci, quindici. Sono tutti in fila sul lato destro della stazione centrale, all'aperto ma almeno con il sottopasso sulla testa in caso di pioggia. Altri si dividono il marciapiedi di sinistra, sempre sotto uno dei tunnel che sbuca in via Ferrari. Sono le 23,30 di un giovedì notte qualsiasi. E qui, a due passi dalle vetrine di corso Umberto, tra auto e motorini che sfrecciano e tanta indifferenza, c’è il dormitorio all’aperto degli “invisibili” della città. Slavi, africani, romeni ogni notte si contendono luridi spazi per poter dormire arrotolati nelle coperte, sopra un cartone ed i più fortunati nel sacco a pelo. Non più i “classici” clochard di una volta, anziani con la fiaschetta di vino in mano e gli occhi rossi e lucidi carichi di disavventure, solitari per scelta di vita. Stesi lì per terra ci sono soprattutto giovani che si tirano su le maniche per campare, e per i quali la notte all'addiaccio è nulla al ricordo delle sofferenze del passato, delle guerre civili. E poi donne, uomini e bambini con le loro piccole, grandi vite in un Paese di sprechi come il nostro, in una città piena di spazi vuoti abbandonati, piena di decisioni non prese e di risposte non date. Colpisce che in molti tengono vicine le scarpe, fuori da quella sorta di fagotto: qualcuno le tiene strette con una mano, unico segno umano che esce dalla coperta. Le scarpe sono importanti, qualcuno le può rubare. Le scarpe per loro sono oro. Altri tengono accanto un passeggino e lo usano per trasportare tutto il proprio mondo: coperte, cibo, una maglia in più, magari qualche ricordo della famiglia, dei propri cari, di figli, mogli, genitori lasciati nei Paesi d'origine. Chissà quante storie, quante vite sotto quei plaid e sopra quei passeggini. Da un sacco a pelo spunta anche un orsacchiotto di peluche, sfuggito di mano a qualche piccolo proprietario che lo ha stretto forte al petto prima di addormentarsi. Forse con la mamma vicino, forse con il papà, e chissà dove rimediato lungo il viaggio della speranza. La stazione ferroviaria è chiusa. Gli “invisibili “dormono per terra accanto a un wc chimico e dietro i bidoni della spazzatura. Ma nel tunnel della stazione tutto si confonde, l’oscurità, il degrado, ed i soffi della corrente spazzano via smog, polvere e cattivi odori. C’è qualche lattina di birra, due bottiglie d'acqua e una di vino vuota, scolata probabilmente per riscaldarsi e cercare di dimenticare tante amarezze. Gli invisibili dormono coperti dalla stanchezza, ma non li abbandona mai la speranza, che li fa scattare all'alba. È come se ci fosse una sveglia automatica per tutti. Raccolgono scarpe e coperte, nascondono i cartoni da riutilizzare la notte successiva e poi, alla spicciolata, lasciano i loro giacigli, si disperdono. Come se avessero già tutti una gran fretta. Non è escluso che qualcuno di loro abbia un appuntamento con chi li arruola e li porta a lavorare in campagna o in qualche cantiere edile. Tanto in serata, quando sono le 22, sono di nuovo qui, stanchi, buttati sul marciapiede del sottopasso della stazione. Non danno fastidio e non litigano. Anzi, si aiutano tra di loro passandosi quel poco da mangiare che sono riusciti a conservare. Arriva un’altra notte. E’ tempo di rintanarsi sotto le coperte. E fare finta che non ci siano rumori, luci delle auto, cattivi odori. Buonanotte “invisibili”.

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