ROMA «Ciao mamma, come stai? E papa? Io bene, tranquilla. Sto andando al mercatino di Natale, in centro. Voglio prendere qualche regalo, ci sono cose carine lì... Sì, certo, ci vediamo mercoledì». Le sette di lunedì sera, Berlino va incontro a un Natale qualunque. Fabrizia Di Lorenzo saluta la mamma al telefonino e s'incammina per Breitscheidplatz, la piazza del mercatino sul Kudamm, sotto le luci dorate. Tra due giorni torna a Sulmona, anche questa volta vuole partire con la valigia piena. Un'ora dopo - intorno alle 20 - il Natale in quella piazza non c'è più, solo urla paura e sangue. Chissà quanti pacchi ha già in mano Fabrizia quando il tir travolge la folla e le bancarelle, schiaccia scatole e persone. A terra c'è il suo cellulare e la sua tessera della metropolitana. E lei, dov'è? Dispersa, si continua a dire così fino a che non ci sarà la certezza del dna. Ma nemmeno il padre si fa più illusioni, sin dalla notte ha capito che «era finita». Le immagini della strage, Fabrizia che dice alla mamma vado al mercatino e poi nessuna notizia, negli ospedali non c'è, li hanno chiamati tutti, il telefonino irraggiungibile, gli amici non sanno che dire. Appelli sui social, a vuoto. La trentunenne di Sulmona che da qualche anno vive a Berlino, innamorata di quella città, «this must be the place», scrive su Facebook, il suo posto è quello lì, Fabrizia che da laggiù vedeva l'Italia come un paese di dinosauri non si trova. Il ministro degli Esteri Alfano non esclude che tra le vittime ci possa essere una persona italiana, ma «bisogna aspettare le informazioni della magistratuta tedesca», aggiunge. La mamma e il fratello partono di mattina per la capitale tedesca, il padre li raggiunge ieri sera. Ai familiari in obitorio mostrano un corpo senza nome, irriconoscibile.
GLI ESAMI
La madre non sa dire se quel volto sfigurato è della figlia, ci vorrà l'esame del dna per cancellare ogni dubbio. «Siamo stati noi a chiamare la Farnesina», racconta il padre. #help please it's a emergency: i tweet della cugina di Fabrizia, «non abbiamo sue notizie da ieri notte, chi sa qualcosa ci chiami». Ma nessuno chiama e le speranze se ne vanno via via con il passare delle ore. Anche il sito online Berlino magazine con cui la giovane ha collaborato nel 2014 pubblica un appello su facebook, «abbiamo provato a contattare conoscenze comune, speriamo che qualcuno l'abbia vista dopo l'attentato..».
Nessuno ha visto Fabrizia Di Lorenzo dopo che il tir è piombato sulla piazza. É andata a vivere a Berlino tre anni fa, a Sulmona, la sua città, ci torna per le feste e qualche settimana d'estate, è da un bel po' che l'ha abbandonata perché la curiosità la porta lontano. Sarebbe tornata anche questo Natale, dalla famiglia, il volo prenotato per mercoledì. Il Natale tutti insieme, con il papà Gaetano che lavora alle poste di Sulmona, la mamma e il fratello che sta per laurearsi in Ingegneria a Torino.
Ma poi di nuovo a Berlino, subito dopo le feste, quella è ormai la sua città. Abita vicino a Breitscheidplatz. «Il nostro motto, il nostro posto: in love with Berlin», scrive su facebook. Lì aveva fatto l'Erasmus tra il 2006 e il 2007 ed era stata conquistata da quella bella energia, è una città per giovani e i sogni valgono qualcosa.
Laurea triennale alla Sapienza nel 2009 in Mediazione linguistico culturale, poi si è trasferita a Bologna per la laurea magistrale in Relazioni internazionali e diplomatiche. Nel 2012 consegue anche un Master all'università Cattolica. Da marzo 2015 lavora presso 4flow, un'azienda di logistica e trasporti, prima aveva un impiego presso la Bosch. L'allarme scatta anche al lavoro.
I TWEET
L'ultimo tweet di Fabrizia è del 5 dicembre, è un commento sui risultato del referendum e racconta un po' anche di lei. Posta una scena del film La meglio gioventù, c'è il professore che invita lo studente, l'attore Luigi Lo Cascio, a lasciare l'Italia, un paese dove niente cambia. «Qui rimane tutto immobile, in mano ai dinosauri. Peccato, presidente!!», scrive Fabrizia. Ecco come l'ha vissuto lei lo scontro tra il sì e il no, e da Berlino, capitale in movimento che ha corso tanto in questi anni, l'Italia la vede così: ferma. E lei ferma non vuole stare, conosce il tedesco, si mette a studiare anche lo spagnolo. Viaggia, eccola anche a Oslo, «a meno diciassette gradi». Ma a volte qualcosa manca, a volte mancano anche le cose minime, «mi sapete dire come può fare a vedere Xfactor chi vive all'estero?».
Ma la vita ormai è altrove, le amiche dell'università si sono perse, qualcuna va a trovarla anche a Berlino.«Ormai sono un paio di anni che non la sento più», e le parole dell'amica si fermano, altro non riesce a dire di Fabrizia e non vuole pensare che sia andata così.
«Che orrore sovrapporre il terrorismo all'immigrazione», twitta ancora Fabrizia linkando una riflessione di Bauman. I profughi non c'entrano con chi si fa saltare in aria o guida un tir impazzito, la pensa così la giovane donna che - se il dna lo conferma - è l'unica italiana vittima della strage di Natale.
I TIMORI
Eppure lei in Germania si sente al sicuro, il timore è semmai per l'Italia, paese che sente più fragile, «quali sono le misure di sicurezza che state pensando di adottare in Italia? Presidente ci aggiorni». «Poverty is violation of human rights», la povertà viola i diritti umani, un altro tweet. «Perché la Germania è così generosa con i profughi?», ancora domande. Poi c'è la vita privata, la libertà che spesso è solitudine. «Ciao sono Fabrizia e come hobby mi piace conoscere persone sbagliate #MAIUNAGIOIA». Ecco il titolo di uno dei suoi articoli pubblicati su Berlino magazine, «L'azienda che assume più italiani a Berlino è Zalando». Adesso la famiglia aspetta di sapere quello che in fondo sa già.
Il dolore del padre: «So già che è finita»
«È finita, non mi illudo», nemmeno più la forza di sperare. Papà Gaetano ha perso pure quella in una notte di silenzio: Fabrizia non risponde, cellulare staccato, Fabrizia che non torna a casa e nessuno sa dov'è, Fabrizia che non è tra i feriti in ospedale. Doveva essere un giorno speciale, oggi, per la famiglia Di Lorenzo. Lei era attesa a Sulmona per le feste di Natale e invece è andata così: la madre, il padre e il fratello a Berlino aspettano il responso del test del dna che dovrà dire se quel corpo massacrato è di Fabrizia Di Lorenzo, trentunenne di Sulmona. «Abbiamo capito che era finita stanotte all'una e mezza: siamo stati noi a chiamare la Farnesina, ma l'aiuto più grande ce lo hanno dato i carabinieri di Sulmona». La moglie e il figlio sono già in Germania, Gaetano nel pomeriggio sta per partire. «Ci siamo mossi coi nostri canali, ma da quanto mi dice mio figlio da Berlino, non dovrebbero esserci più dubbi - e si ferma per non piangere - aspettiamo conferme, ma non mi illudo».
L'AMORE PER IL TEDESCO
Davanti la casa della famiglia Di Lorenzo, una villetta a due piani in via Arabona, alle porte di Sulmona, ci sono i carabinieri. È un via vai di amici e parenti, tutti in attesa delle notizie da Berlino. Il dolore di una famiglia è quello di una città, i Di Lorenzo li conoscono tutti. Gaetano è impiegato delle poste, in autunno, quando è il tempo delle castagne, mette su il suo banchetto per venderle. I parenti gestiscono un bed and breakfast e un bar.
IL LAVORO
Gaetano e la moglie vivono per questi figli, così bravi. Fabrizia laureata e con tanta voglia di fare, il fratello che studia Ingegneria a Torino e sta per finire. E pazienza se vive lontana, se Berlino l'ha incantata e non vuole saperne di tornare in Italia se è questo che lei vuole. «Fabrizia si è trasferita a Berlino più di tre anni fa - racconta la zia Immacolata - perché ama il tedesco, la Germania e quella città. Qui ha trovato un lavoro gratificante per una multinazionale, ha un ruolo importante che le consente di conciliare la sua passione, il suo lavoro e il suo titolo di studio». Berlino lei l'ha scelta e lì ha trovato occasioni che forse in Italia non avrebbe avuto. Il suo paese da laggiù le sembra «immobile», il paese dei dinosauri e non è una bella immagine. Meglio andare via dove il tempo corre iù veloce. «Una ragazza luminosa e vitale, che ha deciso di costruirsi da sola il suo futuro». Ci è riuscita, tutto da sola sin dai tempi dell'università.
LE AMICHE
L'aspettavano anche le amiche a Sulmona, sempre in contatto sui social. «Siamo disperate, nello sconforto, e non vogliamo credere che Fabrizia non ci sia più. Fino alla fine vogliamo pensare che domani (oggi, ndr) sarà qui con noi, a Sulmona, a ridere e scherzare». La madre e il fratello si sono messi in viaggio non appena sono stati trovati il cellulare e la tessera delle metropolitana di Fabrizia sul luogo della strage. «Certo la Farnesina non ci ha aiutati molto - racconta il cugino Francesco - non ci hanno neanche aiutato a trovare un aereo per il trasferimento dei genitori a Berlino». E l'altra cugina, Emiliana: «Non ci sono ancora certezze, anche se ci hanno confermato che Fabrizia non è tra le persone ferite». Il silenzio parla più delle dichiarazioni ufficiali, in questo caso. Il silenzio di quel telefono che non squilla, di Fabrizia che oggi non valicherà la sua Valle Peligna dove era attesa. A Sulmona si prega fino all'ultimo.